Palazzo della Ragione

Il Palazzo della Ragione, con le sue quattro grandi pareti interne del grande salone pensile del primo piano completamente affrescate, rappresenta il ciclo più ampio per superficie dipinta e il più articolato del sito seriale “I cicli affrescati del XIV secolo di Padova”. Il ciclo pittorico del Palazzo rappresenta l’unica commissione laica e civile: la decorazione viene infatti commissionata a Giotto dal Comune di Padova circa una dozzina d’anni dopo la conclusione degli affreschi della Cappella degli Scrovegni, e si può considerare la “risposta” laica al precedente capolavoro. 

Peculiarità di questo grandioso ciclo è che in esso ritroviamo un almanacco dipinto di enormi dimensioni composto da trecentotrentatré riquadri, disposti su tre registri sovrapposti, scanditi secondo i dodici mesi dell’anno nei quali si crea una corrispondenza tra segni zodiacali, mesi, mestieri e caratteri umani a seconda degli ascendenti nello zodiaco. La fascia inferiore, che conserva la maggior parte di affreschi trecenteschi, fu realizzata anche in funzione dei banchi dei tribunali (detti anche dischi deschi) che il Palazzo ospitava, fornendo quindi una traccia concreta della funzione che sin dal Duecento il Palazzo ricopriva.

Le cronache del Trecento ricordano un incredibile ciclo di pitture, prima dell’incendio divampato un secolo dopo. Il tema viene però riproposto nel Quattrocento dai pittori Nicolò Miretto, Stefano da Ferrara e Antonio di Pietro, nipote di Altichiero da Zevio, rispettando il modello giottesco, come testimoniano alcuni manoscritti miniati dell’epoca, in cui è descritta l’influenza dei pianeti sulla vita e le contese degli uomini, ancora secondo l’insegnamento dato a Giotto da Pietro d’Abano.