BATTISTERO DELLA CATTEDRALE
DESCRIZIONE DEL CICLO DI AFFRESCHI
All’interno del Battistero si trova uno spazio interamente ricoperto di affreschi incentrati sulla Storia della Salvezza. Il ciclo rappresenta il capolavoro massimo di Giusto de’ Menabuoi e nell’ambito della serie lo sviluppo delle ricerche sulla prospettiva che mirano a una spazialità di tipo illusionistico con un coinvolgimento maggiore dello spettatore grazie all’annullamento della separazione tra architettura, pittura e scultura. La decorazione ad affresco nel Battistero riempie ogni minimo spazio della superficie e gli episodi non si concludono con la fine della parete, ma se necessario proseguono nella porzione di un pilastro o nella parete perpendicolare. La pittura giunge ad includere anche spazi architettonicamente inusuali, come l’intradosso degli archi o si estende angoli e pareti diverse creando giochi illusori tra la spazialità reale e dipinta.
Le scene sono separate da cornici dipinte a finto marmo che servono parzialmente a suddividere gli episodi della storia sacra che occupano anche spazi multipli, profondissimi. Alcuni possibili confronti per ciò che concerne le scene dell’Antico Testamento si possono evidenziare con i mosaici di San Marco a Venezia, con alcuni codici miniati e ovviamente con il ciclo della Cappella Scrovegni (componente 1), in particolare ne Il Battesimo di Cristo che riprende l’analoga immagine dipinta nella Cappella degli Scrovegni, ma con una continuità temporale nuova che la collega alla scena successiva con La Predica di San Giovanni Battista.
Giusto si cimenta con i problemi di resa dello spazio, della forma e della luce. L’artista costruisce gli ambienti secondo le regole della perspectiva naturalis, continuando le ricerche di Giotto, distribuendovi le figure, dalla salda volumetria, in modo pausato. Mostra interesse per la cartografia, la topografia e soprattutto la geometria e la matematica. Pone attenzione al rapporto tra spazio dipinto e struttura architettonica reale; le cornici vengono sempre trattate con grande eleganza utilizzando espedienti cromatici e prospettici molto raffinati laddove desidera sottolineare la concavità del muro. Gli effetti di trompe l’oeil richiamano ancora i coretti della Cappella degli Scrovegni (componente 1), come si può vedere nei vani in cui sono inseriti gli evangelisti scorciati dal basso verso l’alto in modo da far percepire la profondità dell’invaso.
Interessante è il suo modo di trattare la luce, che attraverso il lieve sfumato del colore favorisce il passaggio con grande maestria dall’ombra alla piena luminosità. La sua attenzione verso questi aspetti ‘scientifici’ è abbastanza singolare per l’epoca e deriva probabilmente dal contesto in cui si trova a operare che gli permette di approfondire anche i contatti con l’Università già avviati da Giotto e proseguiti nella Cappella Cortellieri. La rappresentazione del corpo umano è solo uno dei dettagli che evidenziano l’interesse scientifico di Giusto attraverso la ricerca di forme essenziali, quasi geometriche, che finiscono per semplificare le figure. In ogni caso l’aspetto singolare della sua pittura è quello di riuscire a creare un’efficace sintesi di forma e colore, in cui la qualità della sua pittura è sempre molto elevata; basti pensare all’eleganza delle vesti e dei copricapo delle sue figure femminili.
La committenza femminile di Fina Buzzaccarini, moglie di Francesco il Vecchio da Carrara, è la più importante della serie e si rispecchia negli episodi dove la resa dei sentimenti e dell’espressività sono interpretate secondo una sensibilità femminile, pur mantenendo l’intento encomiastico e celebrativo. Alla Storia della Salvezza Giusto fa partecipare uomini e donne del Trecento, continuando quella attualizzazione e laicizzazione della storia sacra già precedentemente avviatasi: anche in questo ciclo infatti sono rappresentate personalità appartenenti alla corte Carrarese, come Francesco Petrarca, ma è alle donne che viene rivolta un’attenzione particolare. Suor Anna Buzzaccarini, la sorella di Fina, è dipinta nella scena dell’Imposizione del nome, mentre in quella con La nascita di Giovanni Battista, Fina assiste all’evento con le tre figlie in un intenso spirito di intimità femminile. La figura della committente ritorna nell’episodio Giovanni Battista affida Fina Buzzaccarini alla Vergine, dipinto entro un arco gotico che un tempo sovrastava il sepolcro della nobile coppia.
Il complesso programma iconografico fu probabilmente suggerito all’artista da un teologo esperto vicino alla committente: sulla cupola è dipinto il Paradiso, sul tamburo le Storie della Genesi, illustrate da iscrizioni con diciassette passi biblici in latino, lungo le pareti le Storie di San Giovanni Battista, di Maria e di Cristo e nel piccolo presbiterio le Storie dell’Apocalisse numerate da uno a quarantatré.