ORATORIO DI SAN GIORGIO
DESCRIZIONE DEL CICLO DI AFFRESCHI
L’Oratorio di San Giorgio presenta un ciclo pittorico dipinto da Altichiero da Zevio che ne decora completamente le pareti interne con la collaborazione di Jacopo da Verona, autore del ciclo d’affreschi dell’Oratorio di San Michele.
Il programma iconografico è incentrato sulla Vita di Cristo e sulle vite dei santi protettori della famiglia Lupi (San Giorgio, Santa Caterina e Santa Lucia) riprese dalla Legenda Aurea di Jacopo da Varagine, steso probabilmente da Lombardo della Seta, segretario di Francesco Petrarca, rappresentato nell’episodio del Battesimo di re Sevio, vicino ai marchesi di Soragna, e con l’aiuto di un esponente dotto dell’ordine francescano.
Nell’ambito della serie si osserva qui un illusionismo prospettico, sempre con un’attenzione al rapporto tra spazio reale e dipinto, ma con una nuova ricerca di una più soffusa luminosità del colore legata alla resa dello spazio.
La fuga in Egitto riprende e sviluppa una soluzione già utilizzata da Giotto nella Cappella degli Scrovegni: le due scene presentano i medesimi elementi paesaggistici – la capanna di legno, il fondale roccioso, la fortezza – che però, da un riquadro all’altro, scorrono verso sinistra, espediente che evidenzia lo svolgersi della sequenza narrativa e la successione temporale tra le due scene. Spirito cortese.
Nel ciclo pittorico vengono esaltate inoltre le virtù guerriere della famiglia Lupi al servizio della Signoria dei Carraresi e della città, evidenziate anche dal monumento funebre posto al centro dell’oratorio nel programma originario: gli esponenti della famiglia sono rappresentati con le iscrizioni che riportano i nomi di ciascuno, ritratto in armatura, mentre s’inginocchiano davanti alla Madonna e accompagnati dai santi protettori.
Il ciclo affrescato si sviluppa all’interno di ampie cornici che raccordano lo spazio reale a quello simulato delle pitture. Le scene sono organizzate in due registri sovrapposti coperte dalla volta a botte divisa in tre campate da fasce decorative dipinte.
La qualità delle pitture, le soluzioni prospettiche, l’aderenza al dato reale fanno di questo ciclo un capolavoro talmente innovativo da anticipare le ricerche spaziali quattrocentesche.
La volontà dichiarata di rifarsi al modello giottesco degli Scrovegni, nell’impianto architettonico, nella decorazione entro cornici organizzata su registri sovrapposti, nella citazione puntuale della volta stellata con figure entro clipei, emerge con evidenza dall’osservazione dell’Oratorio di San Giorgio, ma secondo un nuovo stile gotico.