L’attuale sede dell’Accademia Galileiana di Scienze, Lettere ed Arti, un tempo parte della Reggia Carrarese, conserva ancor oggi brani di decorazione aniconica presente nelle sale del pianterreno e il pregevole ciclo affrescato della Cappella, i cui brani meglio conservati si trovano sulla parete nord della Sala delle Adunanze.
Qui Guariento, come meglio mai prima, crea uno spazio di narrazione che si svolge con straordinaria intensità, in una dimensione cortese dove gli episodi sono trasformati in cronaca attuale, come si può intuire dalle architetture trecentesche e dall’eleganza delle vesti alla moda.
I personaggi sono acutamente osservati e resi in gesti e atteggiamenti vivaci come in istantanee fotografiche; minuta è l’osservazione della natura nella resa delle piante, dei piccoli fiori e degli animali. Tra le più nuove raffigurazioni è la ricca tenda dove giace Oloferne, fastosa come si conviene a un nobile dell’epoca. E se i colori vivaci rendono piacevolissimo ogni episodio, anche quelli più crudi (Giuseppe calato nel pozzo e venduto dai fratelli ai mercanti di Madian) si raggiunge il massimo della raffinatezza davanti alla figura di Giuditta, stupendamente agghindata come per una festa di gala nell’ampio abito giallo a sfumature violacee e nella graziosa cuffietta ricamata. È questo forse l’episodio in cui maggiormente si sviluppa quel processo di attualizzazione e laicizzazione della storia sacra, iniziata con Giotto e che percorre tutto il Trecento e oltre, con esiti di grande e sontuosa bellezza.